La conclusione dei percorsi e la fase di care leaving: per un approccio inclusivo e ambizioso alle riflessioni sul futuro

Il compimento del diciottesimo anno di età segna un delicato momento di passaggio nei percorsi delle minori e i minori stranieri non accompagnati.
Venuta meno la condizione di minore età, si esce da un sistema specifico di diritti e tutele e ci si affaccia a un mondo che funziona con regole nuove e non sempre facili da capire, in cui le forme di protezione e di sostegno assumono un aspetto più residuale, in cui le responsabilità e le sfide legate alla casa e al reddito prendono il sopravvento.

In alcuni casi di questo passaggio avviene nell’arco di qualche anno di tempo, grazie a misure come il prosieguo amministrativo, alle estensioni temporali previste nella cornice SAI e a progetti individualizzati che riconoscono la fase del cosiddetto care leaving come fase delicata e cruciale nell’impostazione dei progetti di vita.


Al di là del tipo di gradualità e del tipo di accompagnamento ricevuto, ci si trova a confrontarsi con questioni di indipendenza e autonomia ben prima delle proprie coetanee e dei propri coetanei italiani: nel 2019, ad esempio, in Italia l’età media in cui si lasciava la casa dei genitori per costruire un proprio percorso di autonomia è stata superiore ai 30 anni (Eurostat 2019). Questo significa che i ragazzi e le ragazze in uscita dal sistema di protezione e di accoglienza affrontano questo salto con dieci anni in anticipo rispetto ai loro coetanei italiani, in un contesto territoriale che non è abituato a sostenere i percorsi lavorativi, scolastici e abitativi di persone molto giovani.


L’uscita dalla comunità è accompagnata da vissuti ed emozioni di diversa natura. Molto spesso il senso di liberazione (libertà dalle regole, dai giudizi, dalle etichette, da relazioni opprimenti) convive con il senso di abbandono e con un grande timore di non potercela fare contando solo sulle proprie forze. Le gioie convivono con i timori, l’eccitazione per le nuove avventure con il dolore legato al venire meno di legami importanti.
Perché questo passaggio possa avvenire nel segno del benessere e dell’emancipazione sono necessari interventi a più livelli.
In primo luogo, è fondamentale lavorare per la connessione e l’integrazione tra servizi e dispositivi differenti.
Il raccordo e le integrazioni tra le diverse istituzioni e i diversi settori (servizi sociali, comunità di accoglienza, sistema giuridico, sistema scolastico) è funzionale alla costruzione di un piano inclinato e di un sistema di relazioni armonici che accompagnino i minori e le minori all’uscita dal sistema di tutela.


Integrando ruoli e competenze, è possibile disegnare misure specifiche di accesso al welfare pensate per giovani che vivono condizioni di svantaggio. Un esempio in questo senso è la sperimentazione partita con la
legge n. 205 del 2017 che all’art. 1 comma 250 prevede una forma di sostegno al reddito (“Borsa per l’autonomia”) e un percorso di accompagnamento da parte di professionisti in una logica di progettazione personalizzata per giovani care leaver fra i 18 e i 21 anni. Il progetto individuale viene compilato dal servizio sociale di riferimento che ha in carico la persona ed è frutto di una collaborazione fra le beneficiarie e i beneficiari, un tutor per l’autonomia e gli attori che intervengono nella sua realizzazione. Si tratta di un intervento ancora in fase embrionale e attualmente precluso a chi non ha la cittadinanza italiana. L’auspicio, è dunque, che tali misure vengano messe a regime, iscrivendole in una cornice più ampia di politiche ispirate a principi di mobilità e di pari opportunità rivolte a ogni giovane, inclusi le minori e i minori stranieri non accompagnati.


Parallelamente agli interventi di sistema sono da mettere a punto soluzioni di accompagnamento personalizzate che tengano conto delle esigenze, delle risorse e dei talenti di ogni ragazzo e di ogni ragazza in questa fase di passaggio. Forme di tutoring che permettano una continuità nei legami significativi, borse e budget dedicati ai progetti personali, percorsi di inserimento lavorativo non standardizzati e non omologanti, misure per l’accesso all’istruzione che permettano di non rinunciare in partenza a una piena diversificazione delle carriere e dei profili.

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