La formazione scolastica e professionale delle minori e dei minori stranieri non accompagnati è uno degli elementi imprescindibili dei percorsi di accoglienza in ottica di costruzione e realizzazione dei progetti di vita. In questo, ai e alle minori in migrazione viene riconosciuto lo stesso diritto all’istruzione e alla formazione che hanno i coetanei italiani.
Come per tutti gli individui, i percorsi formativi diventano occasioni di crescita, di comprensione di sé e del mondo, di acquisizione e di potenziamento di competenze, di realizzazione di percorsi che corrispondono alle proprie aspettative, di emancipazione e di integrazione nel contesto in cui si vive.
Per le minori e i minori stranieri non accompagnati, apprendere all’interno di un nuovo sistema scolastico e formativo costituisce un passaggio non banale. Oltre all’adempimento di un obbligo per chi ha meno di 16 anni, frequentare una scuola, ottenere un titolo di studio, intraprendere una formazione professionale – che sia per la prima volta o in continuità con un percorso precedente – consente di acquisire le competenze necessarie all’autonomia, utili soprattutto al raggiungimento della maggiore età. A ciò si aggiunga l’importanza acquisita dai percorsi di formazione linguistica, che, curando l’apprendimento di una lingua a diversi livelli, diventano la chiave d’accesso non solo agli altri luoghi di istruzione ma a tutte le altre opportunità di incontro e crescita, dalla socializzazione con i pari alla possibilità di esprimere i propri bisogni, fino all’opportunità di essere riconosciuti come interlocutrici e interlocutori consapevoli.
Inoltre, la certificazione della competenza linguistica (la certificazione del livello A2 di apprendimento della lingua italiana) è una condizione necessaria per la stabilizzazione della condizione amministrativa (es. richiesta di Permesso di Soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo).
La questione educativa diventa complessa quando si intrecciano storie formative pregresse – persone non alfabetizzate e persone con alti livelli di istruzione – a nuove possibilità proprie della scelta migratoria, in uno scenario in cui l’accesso, la frequenza e l’ottenimento di un titolo di istruzione o di formazione non è sempre semplice. Non è da tralasciare il rischio che le scelte formative siano subordinate a questioni indipendenti dalla volontà e dai desideri dei singoli, ma che al contrario riguardino questioni amministrative o limiti del sistema.
Ad esempio, la scelta di non iscrizione del minore o della minore a percorsi di istruzione superiore per l’imminente compimento della maggiore età, sebbene rimanga tra gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU “garantire un accesso equo a tutti i livelli di istruzione e formazione professionale” (Obiettivo 4). O la grande difficoltà del sistema scolastico e di istruzione superiore ad avere e implementare risorse – dal personale interno competente al supporto di professionisti esterni – per garantire l’inclusione di questa categoria di studentesse e di studenti.
Non basta tessere alleanze tra le comunità di accoglienza e il sistema scolastico e formativo, trovare punti di contatto, condividere esperienze e rafforzare le competenze: bisogna anche considerare le specificità di ogni singolo caso. I bisogni educativi e formativi della singola persona non possono essere attribuiti o dedotti sulla base della storia migratoria o delle prospettive di uscita dalla comunità di accoglienza.
Al contrario, va considerato e costruito il tempo presente, a partire da un bilancio delle competenze possedute, quelle formali come quelle informali, che permettano l’inserimento in per- corsi scolastici e formativi adeguati al profilo e all’età.
Infine, va superata l’idea secondo la quale i percorsi professionalizzanti – più brevi, più semplici, più spendibili per trovare lavoro – costituiscano in ogni caso la miglior scelta per i minori stranieri non accompagnati. Vanno considerate e rese esplicite tutte le possibilità di percorsi esistenti e percorribili, in linea con quanto detto finora rispetto al diritto all’informazione, all’individualizzazione dei percorsi e all’importanza del tenere in considerazione le aspirazioni e bisogni nella costruzione del progetto di vita.