Le relazioni sociali: la centralità dei vecchi e dei nuovi legami

L’idea che questi ragazzi e queste ragazze siano “non accompagnati” può essere fuorviante. Formalmente fa riferimento all’assenza sul suolo italiano dei genitori o di altri adulti legalmente responsabili, contribuendo di fatto a creare un sistema di rappresentazioni che lascia le famiglie d’origine relegate sullo sfondo, con un ruolo marginale.

Chi arriva in Italia lo fa lasciando nei paesi di origine numerosi legami e relazioni, soprattutto familiari e amicali, ma portandoli con sé nella misura in cui ne trattiene il ricordo o è in grado di mantenerli e curarli nonostante la distanza.


La famiglia di origine raramente scompare del tutto, spesso mantiene un ruolo determinante che può assumere forme diverse.

Può ispirare, guidare nei momenti di maggiore difficoltà, essere una fonte importante di conforto e di rassicurazione. Ma può anche essere d’intralcio, ad esempio riattivando vissuti dolorosi, o essere coinvolta nell’investimento economico della migrazione.
Va, quindi, tenuta informata sulla situazione nel paese di arrivo o in altri paesi coinvolti nel progetto migratorio.


Oltre ai parenti, ci sono anche gli amici e le amiche con cui si riesce a mantenere un contatto nonostante la distanza. Il contatto con giovani coetanei lontani diventa cruciale quando questi ultimi chiedono informazioni e consigli sul viaggio migratorio, perché anche loro possono immaginare di intraprenderlo.


In alcuni casi, i ragazzi e le ragazze hanno dei familiari che già vivono sul suolo italiano, ma non sempre queste possono essere figure di riferimento che possono farsene carico o accompagnarli nel modo migliore.


L’inserimento in una nuova realtà implica l’avvio di nuove forme di relazione. In molti casi, sono proprio i nuovi legami con chi proviene dallo stesso paese di origine a costituirsi per primi. Sono basati, per esempio, su conoscenze comuni pregresse o sulla condivisione della stessa lingua, di abitudini, di tradizioni o di immaginari simili. Possono dar vita a reti di protezione o rappresentare il primo gruppo di riferimento per esplorare il mondo esterno alla comunità e alla scuola. Non sempre, però, i contatti con la propria comunità connazionale forniscono l’appoggio che i minori chiedono o si aspettano.


La nuova vita propone anche altre possibilità, tra cui i legami con coetanei e adulti, italiani e non, incontrati all’interno delle realtà in cui si vive, nei momenti e nei luoghi comuni come il corso di italiano, la scuola pubblica, il tirocinio,
il lavoro, le attività ludiche e sportive, il volontariato e l’associazionismo, il quartiere e la città. Tra queste relazioni alcune diventano amicizie, cruciali in un’età di crescita e di formazione, in cui si ha bisogno di confidenza, e qualcuno su cui contare e con cui legare.


È importante che chi lavora nel sistema dei servizi, della tutela e dell’accoglienza tenga conto di quello che i ragazzi e le ragazze pensano della propria famiglia o di quello che le famiglie si aspettano da loro. Per questo è necessario costruire prassi e modalità che garantiscano il mantenimento di questi rapporti significativi e il coinvolgimento nelle scelte sui percorsi da intraprendere. Riflettere sugli spazi a disposizione, sugli ostacoli comunicativi, linguistici e culturali, può essere un primo passo per arrivare a costruire reti di corresponsabilità anche sul piano transnazionale. Non da ultimo, tutelare le nuove relazioni sociali e l’integrazione significa favorire momenti liberi in cui le ragazze e i ragazzi possano scegliere con chi aggregarsi, promuovere le occasioni di incontro diversificando le attività in cui sono inseriti, sostenere il mantenimento di questi rapporti con spazi e tempi adeguati.

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